DAI VALORI ALLA PRATICA DEL COMMUNITY BUILDING A TUTELA DELLA SALUTE, LE LOGICHE E GLI STRUMENTI DI SUPPORTO MANAGERIALE: FOCUS SULL’EVENTO FINALE DEL PROGETTO A CURA DEL CERGAS BOCCONI E LABORATORIO MES DELL’ISTITUTO DI MANAGEMENT DELLA SCUOLA SANT'ANNA
L’emergenza legata al Covid-19 ha aumentato la consapevolezza del valore sociale delle azioni della comunità di un territorio per la promozione della salute e per il benessere del territorio stesso. Quando la comunità sfrutta le risorse locali e le sinergie (tra gli attori del terzo settore, del volontariato e i professionisti dei settori sanitari e sociosanitari) e anche quando la comunità “non fa” (con evidente riferimento al lockdown), il contributo che la salute di un territorio riceve ha un effetto non soltanto moltiplicatore, perché amplifica legami e connessioni verso i più fragili, ma anche equo, perché va alla ricerca di chi non arriva ai servizi.
Nasce quindi un cambiamento di paradigma nell’azione di tutela e promozione della salute, basato non tanto e non soltanto sulle “strutture” formali, ma su un capovolgimento del ruolo delle istituzioni e dell’interazione con la comunità: il community building. Questo tema è stato al centro dell’evento online che si è svolto giovedì 4 febbraio (il programma è disponibile qui) a conclusione del progetto “Community Building Network a tutela della salute”, a cura del Cergas Università Bocconi e del Laboratorio MeS Management e Sanità dell’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna, in collaborazione con Fiaso, Federsanità, Prima la Comunità.
L’evento, trasmesso anche in streaming sul canale Youtube del Laboratorio MeS Management e Sanità dell’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna (la registrazione è disponibile qui), ha permesso di restituire i risultati del lavoro di ricerca-azione, per analizzare e sostenere meccanismi di collaborazione, co-organizzazione e co-responsabilità che le logiche di Community Building esprimono, valorizzandone la filosofia di riferimento ma anche fornendo una visione prospettica manageriale.
Il progetto ha coinvolto un network di 29 Aziende Sanitarie Locali e di un gruppo di enti del terzo settore distribuite in nove Regioni italiane, corrispondenti a circa il 30 per cento della popolazione italiana, offrendo loro approfondimenti teorici e supporto metodologico per la realizzazione di processi di progettazione di interventi di prossimità nei territori coinvolti.
Il percorso laboratoriale di ricerca e formazione si è svolto attraverso momenti di confronto tra i partecipanti nell’ottica dell’action learning, con ben undici incontri (in presenza o online dopo l’inizio della pandemia da Covid-19), per un totale di 32 ore di lavoro, con il coinvolgimento medio di 50 operatori per incontro. Tali incontri hanno permesso di attivare processi di condivisione delle esperienze e di benchmarking tra gli attori e hanno fornito gli strumenti per sostenere sperimentazioni o per consolidare interventi di Community Building.
Due sono le principali modalità di implementazione delle logiche di Community Building emerse dal progetto: il welfare di iniziativa, che prevede progetti che vanno verso l’utente più fragile con una logica non di attesa, ma di proattività e di ricerca del bisogno non ancora espresso, e la valorizzazione delle reti di comunità, che riconosce il valore e l’azione delle reti sociali di un territorio. Non si tratta solo di logiche valoriali, ma tale approccio è attuale e concreto, visto il contesto demografico e sociale attuale, dove la popolazione anziana rappresenta oltre il 20 per cento della popolazione, dove le famiglie monopersonali sono oltre il 30 per cento e dove i servizi pubblici sono stretti sotto il vincolo delle risorse economiche.
Tra i vari strumenti messi in campo nel progetto, vale la pena sottolineare il catalogo delle buone pratiche che raccoglie online in maniera sistematizzata circa 80 esperienza legate alle logiche del Community Building, consultabile al link disponibile qui.
L’evento di giovedì 4 febbraio ha promosso una discussione dei temi anche attraverso una tavola rotonda, con la partecipazione dei referenti di Fiaso e Federsanità, di esponenti delle Direzioni aziendali coinvolte, di Cittadinanza attiva e del delegato Anci per il welfare, che hanno riflettuto sulla traduzione nella pratica quotidiana delle logiche del Community Building. I punti chiave che sono emersi dal confronto è che questo cambiamento di prospettiva deve essere consolidato e reso sistematico, promuovendo interventi bottom up che investono più sulle persone e la capacità di creare valore dalle loro interazioni, piuttosto che sulle strutture. Anche secondo la lettura del Ministero della Salute, il progetto ha proposto un approccio innovativo da perseguire, che rilancia gli stessi principi fondatori del Sistema sanitario nazionale già esplicitati nella Legge 833/1978 fornendone un respiro nuovo e competenze su cui continuare ad investire.
“Non c’è dubbio - come hanno sostenuto i relatori - dell’opportunità attuale data dal Recovery plan della necessità di investire nella promozione di una cultura di comunità nei sistemi di welfare pubblici, attraverso azioni progettuali che si caratterizzino per la ricerca di modalità concrete di sviluppo di una cultura sociale e individuale della salute costruendo responsabilità, protagonismo e fiducia sia delle persone che della comunità”.